ANDREA PUZZO: LA STORIA DI UN PILOTA ”FAI DA TE”

Andrea Puzzo è pilota, meccanico, sospensionista e coach di sé stesso: a 23 anni è a tutti gli effetti un self-made rider. Oggi facciamo tappa a Casal Cermelli, un piccolo comune di 1.200 abitanti in provincia di Alessandria per conoscere la storia del giovane pilota quest’anno impegnato nella Race Attack 1000 dei Trofei MES.

Iniziamo dalle due ruote: la passione per i motori è un affare di famiglia in casa Puzzo “Assolutamente sì – conferma il giovane piemontese – sia mio padre che suo fratello, mio zio, sono da sempre appassionati della meccanica, delle moto, delle gare. Papà durante gli anni 80 e 90 è stato anche un pilota. Prevalentemente correva su strada, in salita. Mentre suo fratello, mio zio Pietro, è stato uno dei padri fondatori dei Trofei MES, quando ancora non si chiamavano così. Da loro è nato il mio amore viscerale per le due ruote che sono riuscito a tramandare a mio nipote, Manuel Puzzo, anche lui impegnato nella 300 Classe Viva del MotoEstate“.

La carriera motociclistica di Andrea inizia da molto giovane, dalle minimoto. Da quel momento però la fortuna sembra essersi un po’ scordata del ventitreenne di Alessandria “Ho iniziato sulle minimoto quando avevo circa dodici anni. All’inizio era solo allenamento. Da subito però si intravedevano delle qualità e i buoni risultati erano una conseguenza. Così con papà ci siamo iscritti al Campionato Regionale Minimoto. Fu un primo anno incredibile perché sono riuscito a finire al secondo posto a fine stagione. L’anno successivo ho fatto addirittura meglio: sono passato alle MiniGP nel Campionato Italiano e ho vinto la competizione. Sembrava davvero il momento giusto per fare il salto di qualità. La vita però non sembra gira come si vorrebbe ed è iniziato un periodo un po’ cupo per me. Papà si è ammalato al cuore e siamo stati costretti ad abbandonare le corse e vendere la moto”.

Si dice che la fortuna però aiuta gli audaci. E chi non smette mai di crederci “Forse è davvero così – conferma sorridendo Andrea – nel 2018,  dopo un lungo stop lontano dai motori, quasi per caso ho trovato una Yamaha R1 del 2000 completamente abbandonata in mezzo al fango, in parte a una strada. La moto era distrutta e anche il proprietario, evidentemente, era intenzionato a disfarsene. Non so bene il perché, ma in quel momento ho deciso di farla mia. Portarla a casa da solo senza l’aiuto di papà, ancora malato, non è stato facile. E meno ancora iniziare a lavorarci per poterla utilizzare. E’ stato un lavoro lungo due anni, ma alla fine ce l’ho fatta”.

Con la R1 messa “a nuovo” Andrea decide di seguire le orme del padre e dello zio “Nel 2021 ho deciso quindi di provare a iscrivermi al MotoEstate. L'emozione di tornare nel paddock e in griglia era tanta. Ho scelto il MES perché è un campionato storico, quasi un affare di famiglia. I costi poi sono contenuti e la Race Attack è l’ideale per chi non può permettersi di pernottare lontano da casa ( la Race Attack è una  categoria propedeutica il cui programma di gara si svolge solo durante la giornata di domenica: prove libere e ufficiali la mattina e doppia manche di gara il pomeriggio ndr)”.

Il ritorno in pista non è stato esattamente una passeggiata. Ma il quinto posto nella classifica Challenge e il tredicesimo nella assoluta sono state grandi soddisfazioni per Andrea “Non è stato facile per niente. Il mio team è composto principalmente dalla mia ragazza che mi aiuta a mettere la moto sul cavalletto e da me: pilota, meccanico, sospensionista e coach – scherza il piemontese – la difficoltà più grande è stato senza ombra di dubbio il fatto di non poter mai  presentarmi in griglia di partenza tranquillo al cento per cento. Ho sempre mille preoccupazioni per la testa perché il funzionamento della moto dipende da me come meccanico.  Così come tutto il resto. Nonostante questo però riuscire a competere con piloti che fanno parte di team strutturati è una soddisfazione unica. Sono emozioni che auguro a chiunque di poter vivere un giorno, perché ripagano tutto il sacrificio e le ore spese in garage con i ferri in mano”.

Per il 2022 potrebbero esserci novità … “Ho la possibilità di comprare una R1 del 2006. Il venditore me la lascerebbe pagare un poco alla volta. E’ un’opzione che sto valutando seriamente perché dopo 70 mila km la mia Yamaha  non credo possa resistere a un nuovo campionato. Sarebbe un sogno poter partecipare di nuovo nella Race Attack 1000 e rivedere gli amici di quest’anno. Per me la moto è tutto: l’unico vizio al quale non voglio per niente al mondo rinunciare”.